Dal
1993 nel pentathlon sono nate le qualificazioni. Infatti in precedenza le
finali delle gare “A” avevano un numero chiuso ma elevato. Da quel
momento sono state numerose le avventure che gli atleti di tutto il mondo
hanno dovuto affrontare. In particolare volevo soffermarmi su due episodi
sfortunati accaduti a due azzurri di due generazioni differenti.
Solo pochi mesi fa Tullio De Santis non è riuscito a cogliere l’accesso
in finale agli Europei juniores, probabilmente a causa di un equivoco. Da
quando è certa la notizia che a Pechino 2008 si gareggerà in 36,
l’Unione Internazionale ha disposto che quest’anno gli organizzatori
delle gare potranno decidere se effettuare finali a 32 o a 36. Agli
Europei in questione si era deciso per l’opzione a 36, il che voleva
dire che per ogni pool di qualificazione erano 18 i posti in palio.
Purtroppo questa notizia in riunione tecnica non era stata divulgata. La
maggior parte delle squadre l’avevano saputo tramite un passaparola che
non è però arrivato fino alla squadra azzurra. Tutto ciò ha spinto il
povero Tullio, 18° prima della corsa, a tentare una disperata rimonta sul
16° che ha poi pagato cara. Inutile descrivere lo stupore dei tecnici
azzurri di fronte alle strane indicazioni che i colleghi stranieri davano
ai propri atleti durante la gara stessa. Quando hanno capito cosa era
successo ormai non si poteva fare più niente. Esito negativo ha poi avuto
il ricorso presentato dai nostri. In tutta questa situazione a rimetterci
è stato il solo De Santis (nella foto).
Molto più ambigua risulta invece la vicenda di Andrea Giommoni, impegnato
in coppa del mondo nel 1998 a Warendorf. In una qualificazione molto
tirata il carabiniere si apprestava a terminare la corsa con un gruppetto
che comprendeva le ultime posizioni utili. Lo scatto finale relegava però
l’azzurro come ultimo di questi atleti. Andrea e gli allenatori erano
fiduciosi comunque dell’utilità del piazzamento ma poi all’uscita dei
risultati scoprivano che l’italiano era il primo degli esclusi. Al
grande stupore si unisce una rabbia enorme. Anche in questa occasione è
stato presentato un ricorso che ha però avuto esito negativo.
Una qualificazione col brivido fu anche quella di Andrea Valentini alla
coppa del mondo di Budapest nel 2004. L’azzurro partiva nella prova di
corsa fuori dalle posizioni utili ma grazie ad una grande prestazione
riusciva a recuperare le posizioni necessarie alla qualificazione. Una
gara tiratissima vedeva cedere l’ucraino Budovski, ultima insidia,
solamente a 200 metri dall’arrivo. Sicuro del piazzamento, negli ultimi
metri Andrea rallentava e tagliava il traguardo come ultimo dei
qualificati. Dopo poco arriva la notizia che l’obiettivo finale non era
stato centrato. Dopo qualche minuto di panico l’errore viene svelato.
Uno degli atleti che precedevano l’azzurro era passato due volte davanti
all’arrivo, facendo risultare quindi alla fotocellula il passaggio di un
atleta in più rispetto alla realtà.
CdL |