Ugo Amicosante |
Ugo Amicosante, tecnico della nazionale italiana di pentathlon moderno per il tiro con la pistola, ha iniziato a sparare per gioco senza sapere che quella sarebbe diventata la sua vita. Ama sparare, ma odia chi sparo per cacciare le creature più indifese. Ha iniziato a sparare con la pistola tanto per provare un'emozione nuova, forse per dimostrare ad un compagno d’armi che il bersaglio lo avrebbe colpito anche lui. In quell'attimo l'allora poliziotto Ugo Amicosante non avrebbe mai immaginato che il destino gli avrebbe riservato una luminosa carriera nella nazionale azzurra di Tiro a Segno. Due edizioni dei Giochi Olimpici disputate, Tokio e Città del Messico. In Messico comincia alla grande, ma l'ultima serie di colpi gli è fatale. Finirà al quattordicesimo posto in classifica. Quel cedimento psicologico nel momento della verità, probabilmente dovuto ad un eccesso di euforia non dominata, segna per Amicosante l'inizio di una ricerca mirata a trovare un antidoto contro i fattori emotivi che condizionano negativamente la prestazione dell'atleta durante la gara. La troverà, come vedremo, in una ottimizzazione del rapporto con i suoi pentatleti, escludendo, anzi rifiutando a priori l'ipotesi di far uso di betabloccanti.
Nella foto: Un pentatleta, già
concentrato sulla gara, ascolta gli ultimi consigli preziosi di Ugo
Amicosante. L'autoconsapevolezza della sua mira e soprattutto l'amore per la natura e le sue creature non potrebbero mai ammettere una simile eventualità. Alla fine degli anni Sessanta Amicosante getta le basi per il suo futuro di tecnico. Il suo nome è tra i dieci prescelti come auditori dell'allora neonata Scuola Centrale dello Sport. Ne esce con un diploma di Istruttore sportivo dopo aver conosciuto all'Acquacetosa ed ammaestrato nella tecnica di tiro con la pistola il suo futuro coordinatore tecnico nella Federazione Italiana Pentathlon Moderno, Mauro Tirinnanzi. Smessa la pratica agonistica, nel 1972, Ugo Amicosante inizia ad allenare all'Acquacetosa i giovanissimi per poi entrare nella nazionale di Pentathlon Moderno nel 1975. Oggi Amicosante allena una squadra di "cecchini", sicuramente la più forte del mondo nella prova di tiro con la pistola. Tre generazioni di pentatleti sono passate tra le sue cure e la percentuale dei punti in gara realizzati dagli azzurri raggiunge attualmente il massimo consentito, 200 su 200. Anche i maestri russi inciampano adesso, sempre più frequentemente, sull'ostacolo azzurro. Il merito di queste straordinarie "performances" dei pentatleti azzurri rimane un segreto che Amicosante preferisce custodire gelosamente. Di certo egli sembra aver trovato davvero quell'antidoto per combattere l'emotività che egli non seppe trovare nella sua gara olimpica di Città del Messico. Ma non c'è nulla di magico dietro questi successi. Amicosante mira dritto nell'intimo dei pentatleti, scavando nel labirinto della loro psiche. In parole più semplici egli non fa che entrare in stretto rapporto d'amicizia con i suoi ragazzi cercando di capire e rimuovere le cause di un possibile cedimento psicologico in gara. È un lavoro lungo che presuppone la conoscenza reciproca e soprattutto la fiducia tra il tecnico e i suoi atleti. Ecco che allora, quando questo legame diventa saldo, affiora nell'atleta la consapevolezza nell'ammettere e spiegare un suo possibile errore, come pure nell'essere cosciente delle proprie possibilità. Il risultato è la sdrammatizzazione della gara, l'allentamento dei condizionamenti emotivi che possono pregiudicarne il risultato. Negli allenamenti di tiro che si svolgono per circa tre volte la settimana a Passo Corese, Amicosante fa di tutto per creare le condizioni di un interesse, di una motivazione sempre presenti nell'atleta, così da evitare il pericolo della monotonia. Precisione, coordinazione e lavoro specifico per ognuno di loro. Tre settimana fa a Budapest i pentatleti azzurri hanno sparato alla grande: 199 Massullo, 198 Daniele Masala, 195 Bomprezzi e 193 Toraldo. E siamo ancora al 70 per cento della preparazione. A Seul saranno al meglio delle loro possibilità e senza timore di crolli psicologici. Parola di Ugo Amicosante. BRUNO MARCHESI Pubblicato su Multisport n° 51/88
Nota della redazione: |