Il mondiale raccontato da un’atleta in gara: così l’ho vista io.

Federica BondioliLe speranze, le attese, le delusioni viste dal di dentro. Un'esperienza che è servita soprattutto a unire fra loro un gruppo di ragazze che, domani, si troveranno a gareggiare una contro l'altra.  

Mancano ormai pochi giorni alla gara: solo tre giorni infatti ci separano dalla cerimonia di apertura!  Il morale della squadra è alto, anche se a nessuna di noi sembra ancora vero di partecipare ad un Campionato del mondo. Appare, piuttosto, di dover affrontare uno dei tanti interregionali Centro Nord in cui, non solo io, ma anche le mie compagne ci siamo battute sugli stessi campi di gara, nella stessa piscina...

Le ore passano lente, ed ognuna di noi ha i suoi passatempi preferiti:'"La Zingales;  la "piccoletta del gruppo” si può trovare sempre in camera, con in mano da una parte il telecomando e dall'altra la cornetta del telefono, radio accesa e televisione sintonizzata sulle telenovelas,  di cui conosce tutte le trame. La Minelli è per lo più introvabile, mentre "Pinocchi" (Elena Rosoni, così chiamata per la sua inequivocabile scioltezza articolare) ed io, ci lanciamo in continue sfide ai videogames (dove, d'altra parte, abbiamo  speso l'intera diaria). Tornano in mente i lunghissimi, durissimi, ma divertentissimi mesi di collegiali che ci hanno portato qui a Gallarate: le lotte per telefonare ai "morosi" (o amici, che dir si voglia!) dall'unico telefono a disposizione del centro di Preparazione Olimpica di Montelibretti, i test attitudinali, le sveglie impossibili; come quella mattina in cui, al cambio dell'ora legale, ci siamo trovate tutte quante ad aspettare il tecnico Petroni, perfettamente pronte in tenuta da cavallo, alle 5.00 anziché alle 7.00! Tappa importantissima di questo "cammino" è stata certamente la gara di Arezzo, il meeting internazionale giovanile durante il quale è nato il nostro spirito di squadra... e le numerose canzoncine, che come soggetto hanno per lo più il Colonnello (il responsabile e vice presidente federale Mario Zanardi n.d.r.), e ci hanno accompagnato nei numerosi spostamenti, da città a città, da allenamento ad allenamento. Ed è finalmente il 2 novembre giorno di avvio del mondiale. Tutte pronte, con  lo zaino "affardellato" (termine di origine zanardiana), la sacca da scherma ed i vari amuleti, siamo sul campo gara. La squadra va avanti compatta fra urla e qualche lacrima, ed alla fine ottiene un brillantissimo 3° posto. Si comincia così, dal primo giorno di campionato, a credere nelle possibilità di questa squadra, la nostra, che segue a ruota, le tradizionalmente grandi Ungheria ed Unione Sovietica. Ma è soprattutto la prova di tiro la più temuta da noi, la più detestata perché complessa e difficoltosa, che fa crescere le nostre speranze: Federica Zingales arriva ad un esaltante e meritatissimo 2° posto seguita di Cristina al terzo. Gli ultimi due giorni di gara si aprono con la corsa campestre; il percorso reso pesante dalla pioggia caduta ininterrottamente, ma amorosamente e "volontariamente"riassestato da allenatori, organizzatori e giudici, con pale rastrelli e ramazze, è veramente duro, ma, al termine della gara, sono pochi i secondi che le russe riescono a prenderci e la squadra è ancora seconda. Prima dell'equitazione,ultima prova che ci separa dal podio, c'è una strana atmosfera che percorre tutto il maneggio Fiordaliso. Alcuni sperano solamente, altri ci credono già, il Colonnello e Roberta Busacca la nostra Coach, si rifugiano nella postazione solitaria; tutti aspettiamo con ansia: inizia Rosoni con un fantastico 1070. Segue poi il sorteggio di Minelli e di Zingales che incrina un po' le speranze azzurre: a Fede, infatti (Zingales) va Turaida  che, con due nulli nelle manche precedenti, si dimostra il cavallo peggiore. Cristina realizza un buon percorso con un altro 1070, e come Minelli anch'io ottengo lo stesso punteggio, mentre proprio la Zingales, da 3^ che era, precipita al 18° posto, dopo una prova coraggiosissima, da vera dura anche se davvero sfortunata.  Il sogno di un oro è svanito, resta comunque un ottimo bronzo, qualche amarezza perché potevamo stravincere (è facile dirlo ora!) ed il sapore di lunghi, importanti, divertentissimi giorni che ci hanno fatto vivere l'avventura del nostro primo mondiale e del primo mondiale di pentathlon junior femminile. Dopo l'iniziale delusione per non essere riuscita a salire sul podio più alto e per qualche titolo individuale sfumato, ci riprendiamo subito, ci ritroveremo presto, agli assoluti, questa volta  a gareggiare l’una contro l'altra, ma pur sempre amiche, legate  da questa  splendida esperienza.

Federica Bondioli

Nella foto Federica Bondioli

Articolo pubblicato sulla rivista Multisport 1990