Mario
Medda è uno di quegli atleti che ha fatto la storia del pentathlon
italiano. Protagonista degli anni a cavallo tra il sessanta e il settanta
ha partecipato a numerosissime competizioni e ha riportato molti successi.
Chiaramente in una tale quantità di esperienze non potevano mancare degli
episodi a dir poco curiosi.
Casualmente
entrambe le vicende che vi sto per raccontare si sono svolte nella
cittadina tedesca di Warendorf, in due anni differenti.
La prima si svolge durante la prova di nuoto:
Finito il riscaldamento, l’azzurro, in carica alle Fiamme Oro, si
rilassa un po’ attendendo che passi il tempo che lo separa dal momento
della gara. Forse troppo rilassato non si rende conto che l’ora “x”
si fa vicina. Quando dagli altoparlanti viene chiamato alla partenza, il
poliziotto preso di sorpresa si precipita sui blocchi senza molta lucidità.
Il giudice dà il via e Mario si tuffa. Subito si accorge che qualcosa non
va. Nella fretta non si era infatti allacciato il costume che
all’impatto con l’acqua gli si sfila fino alle ginocchia. L’azzurro
deve quindi prendere subito una decisione, tirarsi su il costume, ma
perdere secondi importanti, oppure sfilarselo facilmente senza alcuna
conseguenza se non quella di nuotare tutta la gara nudo. Da buon agonista
Medda opta per la seconda ipotesi. A quei tempi si nuotavano i 300 metri,
quindi le natiche dell’italiano hanno preso aria per quasi 4 minuti.
La
seconda si tiene nella prova equestre:
Durante il percorso Mario si trova a dover affrontare una riviera. Non
tutto va come da manuale e nell’acqua si sfila il filetto del cavallo.
Senza più redini il nostro beniamino ha finito la gara guidando il
proprio destriero a schiaffi. In pratica per girare a sinistra sbatteva la
sua forte mano sul lato destro del collo e viceversa circa l’altra
direzione. Immaginarlo in quella situazione è senza dubbio molto
divertente. Inviterei tutti voi però a non provare ad imitarlo.
CdL
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