Domenica
27 aprile, sotto il vento freddo di una classica giornata berlinese, si
svolgeva la 2ª prova di Coppa del Mondo di pentathlon moderno. A
rappresentare il tricolore, dopo il filtro delle difficilissime
qualificazioni, c’era solo l’atleta delle Fiamme Azzurre Andrea
Valentini. Sveglia ad un’alba non troppo luminosa, visto il persistente
strato di nuvole color cenere, e si comincia. La prova di tiro non è
proprio esaltante, ci si ritrova solamente al 29° posto a causa di uno
sbiadito 173. Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà senz’altro
un’altra gara tra la mediocrità e l’insufficienza. Anche la prova di
scherma non sembra essere entusiasmante per il portacolori azzurro, ma ad
un certo punto, da un po’ superata la metà del torneo, scatta come
una molla nella testa o forse nella spada
del nostro atleta. Andrea comincia ad infilzare chiunque gli si ponga
d’innanzi. Non lascia più nemmeno una briciola sul suo cammino fino
alla fine del torneo, facendo a mani basse razzia di vittorie. E così è
proprio lui a vincere questa disciplina, che tra le cinque non è certo la
meno importante, con 972 punti. Questo exploit lo trascina fino
all’ottavo posto. Da qui si può guardare avanti più facilmente. Nel
nuoto tira fuori i denti e gli artigli per non perdere il treno delle
prime posizioni. Non è facile viste le doti di gran parte degli
avversari, ma il nostro atleta forse per la sua grinta o forse per i tanti
chilometri fatti, sfodera un bel record personale(2’04”4) che gli
permette di perdere una sola posizione, la quale verrà riguadagnata nella
prova successiva, quella di equitazione. Qui l’azzurro non dà il meglio
di sé, ma di certo non si può dire che abbia fatto grandi regali agli
avversari. Ma a questo punto manca solo una prova alla fine e come si dice
in gergo sportivo: “i giochi sono fatti”. Le classifiche vengono
studiate, rovesciate, sfogliate dagli allenatori e dagli atleti alla
ricerca della migliore tattica di gara. Andrea consultatosi con il proprio
allenatore Roberto Petroni, decide per la solita gara in progressione.
Si ritrova sulla linea di partenza, tre Km ancora da percorrere e sette
gli stranieri già sul tragitto che porta al traguardo finale. I distacchi
non sono abissali ma alcuni sono notevoli. In più, subito dietro, c’è
il messicano Salazar, uno di quelli da cui scappare è difficile. A testa
bassa, a causa del vento forte presente, Andrea parte con un passo deciso,
forse anche più del solito. Dopo i primi mille metri la situazione non è
in apparenza cambiata, infatti il messicano non molla un metro mentre gli
altri sette sono ancora tutti lì. Ma in realtà l’inseguitore è
senz’altro più affaticato dell’azzurro così come gli inseguiti
cominciano a perdere terreno. Difatti, poche centinaia di metri dopo, ben
quattro di loro riuniti in gruppo, vengono raggiunti e, senza pensarci
troppo, superati, nonostante le indicazioni di Simonetti dicessero “Vai
Andrea stai col gruppo!”. Poi finalmente l’Azteco capisce che oggi
nelle gambe dell’italiano c’è qualcosa contro cui neanche lui può
lottare. Lasciato Salazar, a pochi metri rimane il podio. Ed ecco che
prima di arrivare ai due terzi della gara sono ripresi in ordine anche il
bielorusso Meliakh e l’americano Jagorachvili. Il pubblico non crede ai
propri occhi. Dall’ottava posizione l’azzurro ora si ritrova secondo e
su indicazione dei compagni, dell’allenatore ed anche del pubblico
stesso posa gli occhi sul primo, che senz’altro non avrà impostato la
gara in progressione come l’Italiano. Il distacco si riduce velocemente
fino a che, sentitosi braccato, l’Ungherese decide per la gara tattica.
Rallentare un po’e farsi riprendere prima di dare tutto alla fine. Ma
Andrea poco prima di raggiungerlo riprende fiato un attimo e poi parte
come al suo solito con un finale da brividi. L’ungherese ormai sconfitto
si accontenta del secondo posto e l’atleta azzurro vola sempre più
forte verso il traguardo, sospinto dal pubblico, dai suoi colleghi e
soprattutto da tutti i sacrifici fatti con i propri allenatori in tutti
gli anni precedenti. Vince così la gara, stravince la prova di corsa con
9’00”, ma soprattutto entra nella storia. I primi pensieri vanno
subito alla moglie Gabriella e a quei tecnici che sempre hanno creduto in
lui e che probabilmente sono stati la sua vera forza, Marco Comotto
e Massimiliano Biribò.
CdL
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