Si
tiene a Rio de Janeiro la finale di Coppa del Mondo 2009.
Tra gli azzurri in gara troviamo Federico Giancamilli, capace di
qualificarsi con due soli eventi essendo partito in panchina a inizio
stagione. Approda a questa gara consapevole di un ottimo stato di forma,
divulgato senza remore, e con tanta voglia di riscatto dopo il deludente
Mondiale appena lasciato alle spalle.
Come di consueto da pochi mesi, si inizia con la scherma.
Federico prende subito un buon ritmo alternando ottimi turni con qualche
passaggio a vuoto. Al termine della prova le 20 stoccate inflitte agli
avversari gli valgono 944 punti. Inizia così questa giornata di gare nel
migliore dei modi, piazzandosi in sesta posizione. C’è però da dire
che i cinque atleti davanti sono tutti sopra i 1000pt, e c’è quindi un
piccolo gap da smussare.
Nella prova di nuoto si sente molto carico e azzarda una partenza decisa.
Questa distribuzione di gara lo costringe a un finale di sofferenza. Anche
la piscina all’aperto, alla quale non era abituato, può aver influito
sul rallentamento dell’ultima vasca. A conti fatti comunque il tempo è
ottimo. Il cronometro si ferma infatti a quota 2’05”76, che è a
pochi decimi dal record personale. Questa disciplina non gli fa recuperare
posizioni ma gli permette di restare attaccato al gruppetto dei leader e
di scrollarsi di dosso i primi inseguitori.
Si passa all’equitazione.
Qui la prova non risulta molto selettiva grazie a un lotto di cavalli
abbastanza omogeneo. Fanno eccezione un paio di elementi da evitare
assolutamente. Come in tutte le storie più belle, anche in questo grande
giorno, il nostro eroe deve superare mille difficoltà e così il cavallo
estratto è proprio uno di quei due.
Nella prima manche viene montato dall’esperto tedesco Dietz, che dopo un
campo prova terribile, in cui è anche stato disarcionato, entrato in
campo gara rinuncia alla lotta immediatamente dopo il doppio rifiuto al
primo ostacolo. Questo ritiro non permette secondo il regolamento di poter
cambiare cavallo, come era nei desideri di Federico e del coach Cellini.
Come succede in questi casi l’azzurro si rimbocca le maniche e scende in
guerra facendo buon viso a cattiva sorte. Il campo prova più che un
riscaldamento è una battaglia per decidere chi dei due deve comandare.
Alla fine, dopo una lunga serie di tentati rifiuti e disobbedienze sempre
tenute a bada, Bacharel, l’animale, si sottomette alla volontà
dell’uomo. Oltre alla forza per Federico sono stati fondamentali anche
le parole di Scaccabarozzi, che insegna sempre a dominare e
tranquillizzare il cavallo allo stesso tempo. Così tra una stretta
vigorosa di gambe e una pacca sul collo l’obiettivo iniziale è
raggiunto.
Arriva la chiamata in campo gara e per essere coerente, Fede prima
tranquillizza Bacharel con l’ennesima pacca e poi non molla più la
stretta fino al traguardo. Dei 15 ostacoli tre sono stati abbattuti, per
un totale di 1140pt. Sceso dal cavallo i complimenti di tutta la squadra
brasiliana si sprecano per questo azzurro che ha domato la bestia
sudamericana.
Federico, con questo punteggio, non perde posizioni ma perde un po’ di
punti rispetto ai primi.
Al via della corsa lo vediamo quindi con il numero 6 sul petto.
Davanti alle prime due posizioni troviamo i fratelli El Geziry (Egy) con
46” e 43” di vantaggio. In terza posizione parte il Campione del Mondo
in carica, l’ungherese Marosi, con 29” su Fede. Poi più vicini a
20” e a 11” l’azzurro deve raggiungere rispettivamente Lapo, Blr, e
Tymoshchenko, Ukr.
Dietro deve invece difendersi dal probabile attacco di Svoboda, Cze,
specialista della prova, che insegue a 11”.
Alla prima serie di tiro Fede è bloccato dall’emozione e perde molto
tempo in punterie eccessive. Inoltre commette anche due errori e inizia
quindi il primo mille in 8^ posizione.
A differenza delle altre gare parte deciso è con 900 metri recupera un
gruppetto di 4 avversari e li supera. Torna in piazzola così per la
seconda tornata in 4^ posizione. Purtroppo anche questa volta scivola di
nuovo all’ottavo posto.
Nel secondo km riesce ancora a spingere al meglio e torna in piazzola col
gruppo. Questa volta però la mitragliatrice è tornata e con 5 su 5 parte
per l’ultimo sforzo in 4^ posizione.
Nel frattempo infatti i due egiziani, non specialisti della prova hanno
perso il grande vantaggio accumulato e sono stati superati. Stessa sorte
è capitata anche al bielorusso Lapo.
Chi invece è passato avanti è il temutissimo Svoboda, Cze, che parte per
l’ultimo km con 5” di vantaggio dall’azzurro.
Davanti sono ormai sicuri dell’oro e dell’argento l’ungherese Marosi
e l’ucraino Tymoshchenko.
L’unica speranza per salire sul podio è quindi recuperare l’atleta
Ceco, due volte vicecampione del Mondo.
Ma dopo aver perso la qualificazione mondiale proprio nell’ultimo giro
di corsa, questa volta l’azzurro ha voglia di rivalsa. Inoltre prima di
partire ci aveva confessato di avere una forma nettamente migliore
rispetto a un mese fa, e finora nelle altre prove ha perfettamente
rispettato le aspettative.
Arriva il momento della verità. 3 minuti che sembrano eterni.
Ancora una volta è il cuore a spingere e decisissimo va a riprendere
Svoboda dopo soli 300mt. Gli si accoda per pochi secondi ma poi arriva
impetuoso il messicano Soto. I due non lo lasciano andare e gli si
accodano. Ma a 400mt dall’arrivo Cellini sprona Federico avvisandolo che
è in arrivo un gruppo di 4/5 inseguitori che vanno fortissimo. Nella
testa dell’azzurro scatta la molla. Sparisce la fatica. L’ossigeno non
manca più. Il silenzio diventa assoluto. Le gambe volano.
Non ce n’è per nessuno. Soto molla. Svoboda cerca di reagire ma
inutilmente. Gli inseguitori sono condannati a restare tali. Sul traguardo
il terzo posto è azzurro così come sarà tricolore una delle tre
bandiere che sventolerà dietro al podio.
L’Italia del pentathlon ringrazia vivamente questo ragazzo per la prima
medaglia seniores stagionale, e che medaglia!
Dopo la bellezza di 16 anni un azzurro torna sul podio della finale di
Coppa del Mondo.
Per la cronaca l’ottimo stato di forma di Giancamilli si è rivelato
anche nella serata post gara. Mentre passeggiava con Marco Cellini sulla
spiaggia, sono infatti stati aggrediti da due malviventi muniti di
coltello. Mentre il coach, addestrato alla difesa personale, neutralizzava
abilmente il brasiliano armato, Federico utilizzava tutta l’adrenalina
ancora in corpo per demolire a suon di botte l’altro delinquente.
Pessima poi la scelta dei due sudamericani di darsi alla fuga vista la
presenza lì vicino di Nicola Benedetti, difficilmente seminabile a piedi.
La storia si conclude con articolo sul giornale brasiliano di un gruppo di
agenti italiani che fanno arrestare due malviventi.
La celebrità quando
arriva, arriva da tutti i lati!
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